Libro di Febbraio: “We are the ants”

Libro di Febbraio: “We are the ants”

Febbraio è giunto al termine, il che significa che è tempo di tirare le somme sui libri che ho letto.

Il libro di cui voglio parlavi questo mese è:

“We are the ants” di Shaun David Hutchinson

we are the ants di Shaun David Hutchinson

Non è stato tradotto in italiano ma lo potete acquistare su Amazon Italia, e se avete Prime risparmiate anche sulla spedizione. Spero davvero che venga tradotto, per dare la possibilità a tutti di leggerlo.

Comincio col dire che ho snobbato questo libro per tanto tempo. Adoro leggere YA ma una trama che comincia con “Henry viene regolarmente rapito dagli alieni” decisamente non è una cosa che mi attira. Che dire, ringrazio il fatto che sono stata ferma a casa per più di due settimane e che non avevo altre distrazioni, che presa dalla disperazione ho cominciato a leggerlo e non mi sono fermata. Perché quello che ho trovato in questo libro non ha nulla a che vedere con la fantascienza.

Vista così superficialmente la trama è molto semplice. Henry è un adolescente che si ritrova di fronte ad una scelta: salvare il mondo o lasciare che venga distrutto in un modo non ben definito. C’è un bottone rosso, degno del miglior film di serie b: se Henry preme il bottone la terra è salva, altrimenti ciao umanità.

Sembra una scelta abbastanza semplice, tutti premeremmo quel bottone immediatamente e senza pensarci due volte… giusto?

Sbagliato.

E’ qui che il libro cambia completamente direzione e ti prende ripetutamente a pugni nello stomaco. Perché Henry ha motivi molto validi per non premere quel bottone. La sua famiglia è disastrata, il rapporto con suo fratello è orribile, il padre li ha abbandonati quando erano piccoli e la madre lavora come cameriera e non riescono a tirare a fine mese. Ma ancora peggio, Henry sta cercando di convivere con un trauma e un dolore molto più grandi di questo: perché Jesse, il suo ragazzo, l’amore della sua vita, si è tolto la vita senza lasciare una spiegazione e un mondo senza Jesse è un mondo che Henry non reputa degno di essere salvato.

Jesse si è suicidato, ha lasciato Henry da solo ma non del tutto. Perché la presenza di Jesse nella vita di Henry è costante.

“It isn’t fair that he burned out, but his light remains to remind me of everything we had and would never have again”

Jesse è ovunque, nel dolore e nel senso di colpa che Henry prova per non essersi accorto che il suo ragazzo, il ragazzo d’oro e più popolare della scuola, fosse così depresso da arrivare a togliersi la vita. Jesse è in Marcus, il bullo di Henry che di fronte agli amici lo tormenta, lo picchia e lo ostracizza, ma poi in bagno lo spinge contro un muro per fare sesso. Nel fatto che Henry viene tormentato costantemente, picchiato, abusato e deriso da tutta la scuola, e lui non alza un dito per difendersi. Henry sopporta e basta, perché pensa di meritarsi di essere trattato così. Non c’è via di uscita, non c’è soluzione. E un ragazzo che è già morto dentro come può salvare il mondo?

“I should be dead. I wish I were dead. Because you can only die once, but you can suffer forever”

Quello che cambia il corso delle cose è l’arrivo di Diego, il nuovo ragazzo che si è appena trasferito in città e arriva carico del suo dolore personale e delle sue colpe. Diego che vive ogni attimo come se fosse l’ultimo, che dipinge quadri come se ci stesse riversando dentro l’ anima. Diego che vuole far capire ad Henry che quel bottone lo deve premere non per salvare l’umanità ma per salvare se stesso, perché Henry merita di essere salvato forse più di chiunque altro al mondo.

We are not words Henry, we’re people. Words are how others define us, but we can define ourselves any way we choose”

Lo preme il bottone Henry? Non ve lo dico, leggete il libro e giudicate da voi.

Quello che posso dirvi è che consiglio di leggere di Henry e della sua teoria dell’universo e della fine del mondo.

Sì, ci sono state parti in cui ogni tanto mi dicevo ammazza, capitano davvero tutte a lui. Ma pensandoci, non lo trovo così incredibile in fondo. La vita ha un certo modo di prenderti a calci quando già sei per terra e non riesci a rialzarti. Il punto sta tutto nel trovare la forza di premere comunque quel bottone rosso.

“We may not get to choose how we die, but we can choose how we live. The universe may forget us, but it doesn’t matter. Because we are the ants, and we’ll keep marching on”

Voi cosa fareste? Lo premereste quel bottone?

Io a volte non ne sono molto sicura.

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recensione del libro we are the ants di Shaun David Hutchinson